Certamente quella del cambio lavorativo non è soltanto una svolta al nostro lavoro, ma anche un deciso cambiamento nella nostra quotidianità in generale.
In ogni modo dare la propria lettera di dimissioni è sempre un momento complicato, una di quelle cose da goccioloni di sudore la sera e palpitazioni.
Motivazioni
Non ce la facciamo più del capo che trova da ridire anche su come ci sediamo sulla sedia;
non sopportiamo più il collega squinternato che parla solo di calcio di serie C e lascia le foglie di insalata sulla nostra tastiera;
non tolleriamo più l’ennesima proposta di contratto di tre mesi a 800 euro che da cinque anni ci viene reiterata;
anche solo entrare nel parcheggio dell’azienda ci muove i succhi gastrici e vedere la pettinatura a schiaffo della collega ci fa già iniziare in maniera storta la giornata;
Forse sono segnali che è venuto il momento di cambiare il lavoro…
Cambiare lavoro a 50 anni
La situazione peggiore però è quando dobbiamo cambiare lavoro a 40 anni, o peggio cambiare lavoro a 50 anni, e ovviamente quasi sempre si tratta di una scelta non volontaria. La nostra azienda decide di trasferire la produzione dove si pagano 1 euro di stipendio al giorno. Ci danno la cassa integrazione per un anno e poi siamo a spasso, con figlio universitario a carico e secondo figlio in piena adolescenza. Risulta essere la situazione più dolorosa ma ci sono possibilità di farcela comunque a reinserirsi con l’aiuto dei corsi professionalizzanti fatti dai sindacati, con portali dedicati all’orientamento e alla riqualificazione, facendosi aiutare da consulenti del lavoro a riadattare il proprio curriculum o a scegliere i giusti canali di ricerca. Se non si sa da dove iniziare, è possibile utilizzare questo modello per il curriculum. Da non dimenticare è poi la lettera di presentazione, da adattare per ogni candidatura. In questo caso è possibile fare riferimento a questo blog sulla lettera di presentazione.
Per cui la parola d’ordine è provarci sempre e comunque.
Cambiare lavoro
Ma ci sono anche i casi di chi, sopraffatto da una sorda insoddisfazione verso la propria quotidianità un giorno di punto in bianco si guarda allo specchio e si promette: ‘basta, mollo tutto e parto!’
La cronaca regista numerosi casi molto curiosi. C’è l’avvocato di Milano che apre una gelateria a Parigi, il musicista che è andato ad insegnare italiano in Cina, c’è chi è andato ad aprire un ristorante nei luoghi più esotici del pianeta… ma ci sono anche storie meno scanzonate: cioè quelle dei nostri migliori giovani (scienziati di alto livello, abili professionisti) che non trovando lavoro in Italia, schiumanti di rabbia e dolore hanno deciso di fare i bagagli ed un biglietto di sola andata…
Chiunque avesse davvero in mente di mollare tutto e partire verso mete più felici, farebbe comunque bene ad avere le spalle coperte da un piccolo capitale che gli assicuri un po’ di sicurezza.
Per esempio chi possiede una casa può metterla in affitto o venderla.