Fare la spesa un tempo era momento di condivisione sociale e di realizzazione dei desideri, mentre in periodo di crisi economica si trasforma in una corsa ad ostacoli alla ricerca del risparmio. Il consumatore del terzo millennio veste i panni dello stratega e cerca di spendere il meno possibile, stretto tra prezzi sempre più alti e stipendi non adeguati all’inflazione. Come fanno gli italiani a difendersi dalla crisi? I metodi sono tanti, e tra questi torna di moda la spesa low cost, tanto dileggiata negli anni 90 quanto apprezzata oggi.
I famigerati discount, quelli dove i prodotti erano di scarsa qualità per compensare il prezzo (l’accusa più comune), tornano di moda quando bisogna far quadrare i conti, magari scendendo a patti con l’assenza delle proprie marche preferite. Risparmiare sulla spesa è possibile, e non a caso gli acquisti nei negozi low cost fanno registrare un aumento record del 4,6%. Ormai almeno una famiglia su cinque ha provato ad effettuare i propri acquisti nei discount, una cifra che è raddoppiata rispetto a soli sei anni fa.
La gente diventa più furba, legge le etichette e si rende finalmente conto che molti dei prodotti senza marca vengono realizzati negli stessi stabilimenti di quelli delle marche più famose, forse anche con gli stessi ingredienti e le stesse procedure. Quel che manca (e che poi incide in maniera favorevole sul prezzo finale) è l’apparato pubblicitario, il marketing, il packaging innovativo e i testimonial in televisione. Tutti fattori che fanno lievitare il prezzo, che quindi non è più diretta espressione della qualità del prodotto.
Secondo i dati resi noti da Coldiretti, le strategie del risparmio non riguardano più soltanto le famiglie a basso reddito,ma anche il ceto medio, quella borghesia che sembra destinata a sparire in Italia, livellata verso il basso in una forbice ricchi – poveri sempre più ampia. Ovviamente però il risparmio al discount è possibile solo entro un certo limite, superato il quale si scade davvero nella qualità, con ripercussioni anche sulla salute.
L’alternativa allora possono essere diverse, innanzitutto i gruppi d’acquisto solidale, poi la spesa a chilometro zero, quella che si rivolge ai produttori locali tagliando dunque i costi di filiera. Quale che siano le modalità della spesa, il fattore strategico oggi è la programmazione. Sono finiti i tempi degli acquisti di getto ispirati dal momento: chi vuole risparmiare sa esattamente di cosa ha bisogno, confronta i prezzi dei vari negozi e chiude per il momento i desideri nel cassetto. In attesa di tempi migliori.