Quello passato è stato un anno di brutte notizie per molti correntisti che non sono stati debitamente informati sul rischio di avere conti e specifici strumenti finanziari di una banca a rischio di un “collasso” finanziario, ponendo la questione delle banche sicure come indubbiamente prioritaria, ancor prima della convenienza. Non solo saper individuare le banche italiane più solide è diventato ancor più fondamentale vista la possibile applicazione del bail in. Anche nel prossimo anno non sono previsti dei correttivi sull’informativa obbligatoria da parte delle banche (molte delle quali pubblicano il Cet1 ai fini pubblicitari, quando ovviamente molto favorevole) per cui per essere informati bisogna cercare costantemente notizie sul web (in primis riguardo alla propria banca), fermo restando che spesso l’elenco proposto non è aggiornato.
Quali indicatori considerare?
Il fallimento del sistema di rating, così come strutturato dalle agenzie che lo attribuiscono (un evidente esempio si è avuto con la Lehman Brothers che non risultava tra le banche declassate all’alba del suo fallimento), ha messo in secondo piano il ruolo svolto proprio dall’eventuale declassamento operato tramite l’impiego di questi criteri.
Uno strumento molto più oggettivo è il già accennato Cet1 che, sebbene non sia privo di limiti, si basa su conteggi matematici. A riguardo, per una determinazione reale della solidità, si dovrebbe considerare il cambiamento, in positivo o in negativo, di almeno un triennio: se la situazione a livello di Cet1 è rimasta invariata, o è leggermente migliorata allora si può essere più tranquilli, se invece si è ridotto considerevolmente allora bisogna essere cauti (vedi Fallimento banche italiane).
Quindi il superamento, anche con un buon scarto, del livello minimo di Cet1 (fissato sopra al 10%), da solo non basta a rendere una banca sicura.
Banche sicure o banche a rischio: una domanda che serve davvero?
Informarsi sulle banche sicure è indispensabile, ma ci sono delle situazioni in cui si rimane limitati, dal semplice fatto che si hanno già prodotti che potrebbero essere compromessi (ad esempio azioni o obbligazioni a rischio) con quotazioni in forte perdita. Il discorso cambia nel caso in cui si abbiano invece forme di gestione del risparmio tutelate dal Fondo di tutela dei depositi, così da ridistribuire gli importi per restare sotto la soglia di garanzia, mentre diventa obbligatorio se si sta cercando una nuova banca o se si viene allettati da proposte di investimento particolarmente remunerative.